Il volume presenta la produzione artistica di Matteo Pugliese negli ultimi vent’anni. Le figure realizzate dallo scultore milanese si distinguono per la forte intensità, per un tormento interiore che non può essere più mascherato. Gli uomini rappresentati nelle sue sculture fuggono dal muro per liberarsi dai propri limiti, per affermarsi come individui, per scappare dall’omologazione e dalle aspettative sociali e familiari. Sono individui che tentano una dolorosa rinascita attraverso la lotta con una materia-muro che impedisce loro di esprimersi, di crescere, di esistere. L’artista sceglie di immortalare il momento di massimo sforzo, di massima tensione, il momento in cui l’uomo riprende in mano la sua vita e lotta contro ciò che lo blocca e lo imprigiona al fine di ridare un senso alla propria esistenza. La plasticità dei corpi da lui ritratti richiama alla mente linguaggi antichi, come antica è la materia che plasma l’opera d’arte. Lo sguardo del fotografo Luigi Spina si sofferma sulla tormentata genesi di queste figure e consente di entrare nel vivo di un dialogo con la materia scultorea, di sentirsi parte di questo racconto di lotta e fragilità che accomuna tutta l’umanità.
Matteo Pugliese vive e lavora a Milano, dove è nato nel 1969. Durante l’infanzia sviluppa un forte amore per il disegno e la scultura e la sua produzione artistica, fino a oggi, non è mai stata assoggettata ad alcuna educazione formale. Nel 1995 si laurea in Lettere Moderne all’Università di Milano con una tesi in Critica d’arte. La sua prima esposizione data 2001, e si tratta di una mostra auto-organizzata. La sua prima personale ha luogo nel 2002 in una galleria d’arte nel quartiere di Brera, a Milano. Da allora il suo lavoro è stato esposto in oltre trenta personali in tutto il mondo (New York, Roma, Hong Kong, Londra, Seul, Bruxelles, Lugano, Capri, Anversa e Milano).
Gabriella Belli ha iniziato la sua carriera nel 1978, nella Soprintendenza per i Beni storico- artistici del Trentino, settore Tutela e Catalogazione del patrimonio artistico. Nel dicembre 2002, sotto la sua direzione, s’inaugura la nuova sede del MART a Rovereto. Dal 1° dicembre 2011 ricopre la carica di Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia. Nel 2013 firma il nuovo progetto di allestimento della collezione permanente di Ca’ Pesaro. Al suo attivo ha moltissime pubblicazioni e cataloghi dedicati in particolare alle avanguardie storiche del primo ’900. Dai primi anni Novanta a oggi, ha progettato e curato personalmente più di 100 mostre d’arte, dedicate a temi e protagonisti del XIX e XX secolo, ma anche d’architettura e di design e soprattutto ha seguito alcuni grandi eventi espositivi, che hanno avuto come finalità la lettura trasversale e interdisciplinare di soggetti o temi di particolare interesse per lo studio dell’arte moderna e contemporanea. Attualmente è membro del Comitato Scientifico della Fondazione Musei Civici di Brescia, di Villa Panza FAI-Varese e dell’Accademia di San Luca a Roma.
Luigi Spina, fotografo. Al centro della sua opera sono gli anfiteatri e il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, la ricerca di antiche identità culturali, il confronto fisico con la scultura classica. Con 5 Continents Editions ha pubblicato The Buchner Boxes, Hemba, Diario Mitico e Sing Sing. Il corpo di Pompei. Insieme a Valeria Sampaolo ha creato la collana «Oggetti rari e preziosi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli» a oggi comprendente sei titoli: Memorie del Vaso blu, Amazzonomachia, Centauri, Sette sapienti, Zefiro e Clori e Satiro Ebbro. Con il volume Tazza Farnese ha inoltre inaugurato la collana «Tesori Nascosti», seguito da Il mosaico di Alessandro e San Domenico di Niccolò dell’Arca. In occasione delle celebrazioni canoviane, nel 2020 è stato presentato il progetto «Canova. Quattro tempi», edito in tre lingue. Infine, presso la stessa Casa editrice ha pubblicato, nella linea Tailormade, Le Danzatrici della Villa dei Papiri. Artribune lo ha premiato nel 2020 come migliore fotografo dell’anno.