Visions of Africa
Il gruppo etnico dei Kuyu vive nella parte settentrionale del Congo Brazzaville, sulle sponde dell’omonimo fiume, in una regione dell’Africa equatoriale rimasta lontana dall’influenza musulmana e dalla colonizzazione occidentale. Se inizialmente avevano un ruolo dominante, successivamente sono diventati una minoranza all’interno della popolazione dei Mbochi.
Gli oggetti che fanno parte della loro cultura materiale sono rimasti per molto tempo sconosciuti poiché non conformi alle esigenze del pubblico occidentale interessato anzitutto all’estetica.
L’espressione artistica dei Kuyu si declina secondo tre stili, i primi due – di cui abbiamo il minor numero di testimonianze – sono strettamente connessi al gruppo etnico Kuyu, mentre il terzo stile – che comprende il maggior numero di oggetti scolpiti – include pezzi Kuyu e Mbochi. Di questa produzione fanno parte statuette ma, soprattutto, mazze lignee antropocefale (policrome, nel caso delle più recenti) dette Kebe-Kebe, che venivano utilizzate nella danza che portava il medesimo nome. Tale rituale performativo è rimasto fedele alla sua originaria funzione, quella di incarnare una cosmogonia.
Caratteri peculiari di queste mazze lignee sono per l’appunto i dettagli che riconducono il volto scolpito a quello di un umano, ecco dunque il motivo della varietà di capigliature, di resa plastica dei denti nonché la presenza o assenza di scarificazioni. Anche alla policromia che connota gli oggetti appartenenti al terzo stile è associato un simbolismo specifico.
In questo nuovo volume della serie Visions of Africa troverete dunque un’ampia collezione di oggetti autentici appartenenti a una cultura tradizionale africana equatoriale e una ricostituzione delle rotte migratorie che sembrerebbe spiegare un corpus di oggetti apparentemente eterogeneo.
Anne-Marie Bénézech è storica dell’arte con un diploma all’EHESS, e un dottorato in antropologia culturale alla Sorbonne, Paris I. Ha soggiornato diversi mesi in Congo Brazzaville e non ha più potuto tornare a fare ricerca sul campo a causa dei disordini politici in entrambi i Congo. È stata professore di arte africana a Bordeaux e a Pessac. Tra i suoi contributi scientifici si annoverano tra gli altri, So called Kuyu carvings (1988); L’anthropologie de l’art pourquoi faire ? (1993); A propos des marottes kuyu et Mbochi de La Rochelle (2005); L’humanimal Kuyu (2009), La découverte différée des objets kuyu (2017). Verranno pubblicati a breve: La cérémonie du Djo, essai de reconstitution d’une cosmogonie des Kouyou sulla base del testo di Alfred A. Poupon e Les origines du kébé-kébé.