Olivier Mériel
Testi di Charles Juliet
Una certezza risiede nel cuore di Olivier Mériel e il suo occhio fotografico la svela: il mondo è molto più di ciò che esso è disposto a mostrarci. Il lavoro rigorosamente su pellicola che nessun artificio può corrompere scava, come un alchimista, la materia vivente. Si tratta di un interrogativo di una lentezza nutritiva, come una camminata.
Due poli sostengono il mondo visibile, territorio di tale ricerca. Argento minerale e saturo, carbone degli abissi. Nel mezzo, l’uomo, cosciente, unico portatore di questa ereditàenigmatica che lo porta a testimoniare. La frequentazione degli esterni ha messo in luce l’onnipotenza del cielo. Recentemente, Olivier Mériel si è ritirato nella fortezza dei cuori umani, tra le mura. Eppure nulla è cambiato. In questa radiografia di una sensualitàaustera, vuota dall’aneddotica presenza umana, l’ombra e la luce riaffermano la veritàrivelata allo sguardo: il cielo è la nostra fonte. (Vincent Hamel)
Olivier Meriel pratica la fotografia da 26 anni. Soggiorni in Irlanda (1973) e Islanda (1982) hanno giocato un ruolo decisivo nelle sue scelte, indirizzando il suo interesse verso il paesaggio e favorendo il suo gusto per il chiaroscuro. L’unicitàdella sua opera sta soprattutto nel perfetto controllo delle ombre e delle luci. Il rigore del suo sguardo e la natura sensibile del suo lavoro gli sono valsi importanti commissioni pubbliche (Musée de Calais, Maison de Victor Hugo e isole Lofoten in Norvegia).