Contemporary, One Word, Several Worlds
Hervé Perdriolle
Prefazione di Jean-Hubert Martin
L’India affascina per la sua ricchezza culturale. L’India è nota per l’abbondanza delle sue arti sacre millenarie. È meno noto che oltre sessanta milioni d’indiani provengono da varie centinaia di comunitàtribali tra le più diverse. Il governo indiano ha fatto più di qualsiasi altro paese per la conservazione e il riconoscimento delle arti tribali e popolari.
Nel 1976, le autoritàindiane offrono lo stesso prestigio ai grandi nomi dell’arte tribale e a quelli dell’arte moderna nata dall’indipendenza. Sono gli “altri maestri” dell’India, titolo di una mostra tenutasi a New Delhi nel 1998. Nel 1982, sotto la guida del grande pittore moderno e guru Jagdish Swaminathan, è stato inaugurato nello stato del Madhya Pradesh, nel cuore dell’India, il Bharat Bhavan, primo museo a mettere sullo stesso piano artisti contemporanei provenienti sia dalle culture dominanti sia dalle minoranze. Le figure storiche di questi “altri maestri”, come Jangarh Singh Shyam e Jivya Soma Mashe, giàpresenti nella storica mostra «Maghi della Terra» (Centre Pompidou, 1989), godono di un riconoscimento internazionale crescente. Sono presenti oggi nelle grandi collezioni private, dalla Devi Art Foundation alla Fondation Cartier. La stampa internazionale — il “New York Times”, “Le Monde” e ancora “The Hindu” — ha accolto con fervore l’immaginario di questi artisti.
Questo libro completa il nostro punto di vista sulla scena indiana giàesplorata da molte altre mostre — da Parigi a Londra, da New York a Tokyo — dedicate all’arte urbana contemporanea e alle sue star conosciute nel mondo intero, come Subodh Gupta e Bharti Kher. L’India ci sorprende ancora una volta per la sua capacitàdi offrire simultaneamente il meglio dell’arte contemporanea delle culture dominanti e delle minoranze, globale e locale, urbana e rurale. L’India, come l’arte contemporanea, è plurale. Una parola, diverse culture.
Hervé Perdriolle è collezionista, critico d’arte e curatore. È stato il promotore di Figuration Libre e ha partecipato alla prima mostra di Jean-Michel Basquiat e Ravinder Reddy in Francia. Dal 1996, la sua attivitàprincipale è quella di conoscere gli “altri maestri” dell’India attraverso le opere dei migliori artisti contemporanei di arte indiana tribale e popolare. Incaricato per l’India alla Biennale di Lione 2000, ha organizzato un incontro in India tra Richard Long e Jivya Soma Mashe, leggendario artista della tribù Warli. L’incontro ha portato a due mostre, una al Museum Kunst Palast di Düsseldorf nel 2003, l’altra al PaC di Milano nel 2004.