Florian Rodari
I sei pittori riuniti in questo catalogo – Jean Bazaine, Roger Bissière, Elvire Jan, Jean Le Moal, Alfred Manessier e Gustave Singier – non hanno dato vita ad alcun gruppo strutturato come è invece avvenuto nel caso di impressionisti, futuristi o surrealisti. Non hanno mai rivendicato un’estetica comune, e non hanno prodotto alcun tipo di manifesto programmatico. Sono essenzialmente amici: si frequentano molto, passano periodi di vacanza insieme e lavorano a stretto contatto. Dal 1945, dopo essersi liberati dalle influenze cubiste e surrealiste, sono mossi da un desiderio comune: trovare una via tra la rappresentazione del mondo e l’astrazione, un percorso verso la non figurazione. La motivazione era anzitutto quella di trovare una risposta alle emozioni suscitate dalla lettura dei fenomeni naturali, in particolare le manifestazioni luminose che, ognuno secondo la sua sensibilità, ha tentato di tradurre in movimenti, schegge, riflessioni e trasparenze. Datate nella maggior parte dei casi ai quattro decenni successivi alla Seconda Guerra mondiale, le loro opere soffrirono inevitabilmente del crescente successo della pittura americana tanto da essere ingiustamente dimenticate dalla critica e dai musei. È giunto il tempo di riscoprirle. La maggior parte delle opere d’arte presentate nel catalogo proviene da una collezione svizzera, messa insieme da un amatore esigente, appassionatosi molto presto a questo gruppo di pittori. La mostra, che questo catalogo accompagna, si compone di un centinaio di pezzi, alcuni di grande formato. Dall’autunno 2018 all’inverno 2020 l’esposizione viaggerà dal Musée Granet di Aix-en-Provence, al Kunstmuseum-Picasso di Münster, al Musée La Piscine di Roubaix.
Florian Rodari ha una doppia formazione, letteraria e storico-artistica. Dopo sette anni al Cabinet des estampes di Ginevra, ha diretto dal 1979 al 1983 il Musée de l’Élysée a Losanna. Diventato conservatore indipendente, organizza regolarmente mostre per istituzioni museali svizzere e internazionali. Autore di numerose pubblicazioni, ha riunito i suoi contributi sull’acquaforte nell’opera L’Univers comme alphabet (Gallimard, 2014).
Natalie Adamson, diplomata all’università di Melbourne, è professore presso la facoltà di storia dell’arte all’università di Saint Andrews (Scozia). Le sue ricerche si concentrano sull’arte europea, in particolare quella francese a partire dagli anni ’40 del XX secolo. Le sue principali pubblicazioni sono: Painting, Politics and the Struggle for the École de Paris, 1944-1964 (2009); Academics, Pompiers, Official Artists and the Arrière-Garde: Defining Modern and Traditional in France, 1900-1960, in collaborazione con Toby Norris (2009); Material Imagination: Postwar European Art, 1946-1971, curata in collaborazione con Steven Harris (2016).
Maïlis Favre si è laureata in storia dell’arte e dell’architettura presso l’università di Ginevra, dove è dottoranda con un progetto di ricerca su «Le Corbusier et l’exposition». Addetta alla conservazione dal 2013 al 2016 presso il Centre Pompidou/Musée national d’Art moderne – Centre de création industrielle, è stata assistente curatore in occasione della mostra «Le Corbusier. Mesures de l’homme» (2015). Ha inoltre lavorato alla curatela di diversi eventi espositivi in Svizzera e in Francia. Sta attualmente portando a compimento delle ricerche sull’arte del vetro non figurativo in collaborazione con la Fondation Jean et Suzanne Planque.
Alain Madeleine-Perdrillat è nato a Parigi, dove vive e ha per lungo tempo lavorato alla Réunion des Musées Nationaux e all’Institut National d’Histoire de l’Art. è autore di un’opera su Georges Seurat (Skira) e di una su Nicolas de Staël (éditions Hazan). Ha scritto numerosi saggi sulla pittura moderna e contemporanea pubblicati su riviste di settore, e altrettanti contributi su diversi scrittori del XX secolo, tra i quali Marcel Proust, Giorgio Bassani, Philippe Jaccottet.