Per questo progetto Giada Ripa ha percorso 4000 km, dal confine settentrionale italiano fino alle regioni del sud, per esplorare “un gasdotto invisibile” che attraversa autostrade, strade provinciali, foreste, parchi, fiumi e numerose “oasi naturali” della penisola.
The Thin Line oltre a presentare una serie di appassionanti microstorie fisiche e biologiche, ci racconta come in poco più di vent’anni la sensibilità e la consapevolezza di attori industriali ed economici siano cambiate – finalmente – in meglio. L’autrice costruisce una narrazione che tende a portare alla nostra attenzione estetica valori di rispetto e restauro di equilibri ambientali che richiedono una forte consapevolezza etica.
Come accade in altri suoi lavori, si trovano in questo volume forme di “appunti di viaggio” fissati su mappe e accompagnati dalle immagini di archivi: l’esplorazione di un paesaggio fisico e culturale, la ricerca storica, l’indagine antropologica ravvicinata e allo stesso tempo neutrale.
Si tratta di uno sguardo dell’autrice/ artista/ fotografa che ha l’obiettivo di testimoniare la convivenza paradossale e virtuosa nella quale la rete veloce si impegna a garantire o a migliorare un’efficienza basata sulla bassissima velocità; la convivenza tra paesaggio, riflessivo e lento, i personaggi, gli umani ma anche qualche splendido rappresentante del mondo animale.
L’artista mantiene il segreto per una parte del libro mettendo in vista solo intriganti frammenti di cartografie e le paline discrete che sembra voler far diventare l’icona di questo lavoro. A un certo punto però si prende il gusto di svelare il meccanismo nascosto che ci fa scendere e osservare la prospettiva “kubrickiana” di uno dei condotti.
Dopo l’accurata ricognizione dei luoghi attraversati dalle reti qui evocate, emerge la volontà di testimoniare la possibilità di un livello ulteriore e più efficiente di collaborazione tra chi realizza infrastrutture che ci consentono di vivere meglio e gli ecosistemi che le abitano prima durante e dopo la realizzazione dei progetti. Lo scopo è (anche) quello di offrire ai luoghi un’opportunità di miglioramento.
Giada Ripa, fotografa. Dopo una formazione presso l’ICP di New York, lavora come fotografa corrispondente per l’agenzia Grazia Neri pubblicando in varie riviste italiane ed internazionali. In un secondo tempo si è dedicata a progetti personali e committenze che l’hanno condotta in viaggio per il mondo. Ha esposto in musei e gallerie tra cui Musée Botanique di Bruxelles, Royal College of Art di Londra, International Centre of Photography di New York, Moscow Museum of Modern Art in Russia, PS122 a New York, Art-Hub a Shanghai e Beijing, Palazzo delle Esposizioni a Roma, Arsenale di Venezia. Tra i suoi lavori più significativi ricordiamo: Displacement, il primo libro fotografico realizzato da Moleskine e presentato in una personale presso il Moscow Museum of Modern Art, The Yokohama Project 1867-2016 presentato a Kyotographie in Giappone, alla biennale di Parigi, Paris Photo e in altri importanti contesti in Europa. Giada è stata inoltre short-listed al Premio Terna, finalista al Vevey International Award images, e nominata due volte al Prix Pictet con The Invisible Pipeline e con The Thin Line.
Pippo Ciorra, architetto, critico e docente; è autore di saggi e pubblicazioni per giornali e riviste. È inoltre autore di studi monografici e di testi sulla città, sui musei, sulla fotografia e sull’architettura italiana contemporanea. Ha inoltre curato e allestito mostre in Italia e all’estero.