La Fondation Opale, dopo il successo della mostra «Before Time Began», si cimenta in una nuova avventura espositiva che pone in dialogo l’arte aborigena contemporanea con le più rilevanti espressioni artistiche della contemporaneità nate in contesti occidentali e talvolta orientali. Le opere che verranno presentate appartengono a due collezioni distinte ma entrambe di grande significato e bellezza: quella di arte aborigena appartenente a Bérengère Primat, e quella di arte contemporanea di Garance Primat. Sono vere e proprie risonanze quelle che si avvertono – con occhi e moti dell’anima – osservando le opere che nonostante le differenti genealogie riescono a costruire un dialogo efficace e di grande potenza. Il legame che si viene a creare fa pensare a un’unità: cielo e terra si incontrano, sì, ma si incontrano anche gli uomini, non solo tra loro ma con la terra e con il cosmo. Circolarità infinita che crea unità. Questo il punto di partenza del libro Résonances che accompagna la mostra omonima e che trae spunto dal seguente pensiero di Gulumbu Yunupingu, artista Yolngu della Terra d’Arnhem (Australia del Nord):
“[…] J’ai regardé l’univers, j’ai regardé cet endroit la Terre, les gens et les étoiles et je me suis dit: on est exactement comme les étoiles. Groupés ensemble, tout près les uns des autres. En fait on n’est qu’un, comme les étoiles. Nous sommes si nombreux à vivre sur la Terre. La Terre, la mer, le ciel, c’est un continuum. C’est une seule et même chose […].”
Attraverso le oltre ottanta opere d’arte selezionate e approfondite nel volume realizzate da 54 artisti, Georges Petitjean, Hervé Mikaeloff e Ingrid Pux avranno la possibilità di mettere in luce la polvere stellare e la crosta terrestre che siamo, e di cui le opere d’arte si fanno portavoce. Tra gli artisti aborigeni rappresentanti vi sono: Rover Thomas, Gulumbu Yunupingu, Clifford Possum Tjapaltjarri, Judy Watson, Sally Gabori, Emily Kame Kngwarrey, Paddy Bedford, Nonggirrnga Marawili, Ronnie Tjampitjinpa, John Mawurndjul. Tra gli artisti di tradizione occidentale e orientale ricordiamo: Jean Dubuffet, Kiki Smith, Anselm Kiefer, Sol Lewitt, Yayoi Kusama, Giuseppe Penone, Anish Kapoor.
Jean-Hubert Martin, storico dell’arte di rilevanza internazionale. Il suo nome è ricordato per l’apporto significativo nella mostra di Francis Picabia al Grand Palais (1976), e per le innovazioni in campo museologico a cui diede vita sin dagli anni ’80. Un momento di indubbio rilievo, anche in connessione alla presente pubblicazione, è costituito dalla sua curatela della mostra «Magiciens de la Terre» (1989) che venne ospitata dal Centre Georges Pompidou e dalla Grand Halle de la Villette, e che si inseriva in seno a un interesse sempre maggiore nei confronti delle arti primitive. Negli ultimi anni ha lavorato come curatore indipendente e copre ruoli istituzionali in contesti storico-artistici di particolare importanza.
Georges Petitjean, storico dell’arte con un dottorato di ricerca sull’arte del deserto australiano occidentale. Il suo principale interesse di ricerca è il percorso di transizione dell’arte aborigena delle origini verso il mondo dell’arte contemporanea. Dal 2005 al 2017 è stato conservatore del museo d’arte contemporanea aborigena (AAMU) a Utrecht. Dal 2017 è conservatore della Collection Bérengère Primat, una delle collezioni di arte aborigena più importanti al mondo.
Hervé Mikaeloff è consulente e curatore d’arte indipendente. Tra i suoi clienti più prestigiosi figura la Fondation Louis Vuitton di Parigi con la quale collabora sin dalla sua creazione. Nel 2011 fu nominato Chevalier de Ordre des Arts et des Lettres dal Ministro della Cultura francese. Dal 2010 al 2014 si è occupato tra l’altro della prima mostra di arte contemporanea proveniente dall’Azerbaijan che è stata esposta nelle maggiori capitali europee, e nel 2013 è stato curatore del padiglione dell’Azerbaijan alla Biennale di Venezia. Dal 2018 è curatore della Collection Dragonfly di Garance Primat: nel 2018 è stato curatore della mostra «Poussières d’étoiles» presso Le Domaine des Etangs-Massignac, e negli stessi spazi ha co-curato la mostra «La Lumière des Mondes» (2019).
Ingrid Pux è curatrice d’arte indipendente nel panorama internazionale. Nel 2011 ha diretto lo Spazio Louis Vuitton a Tokyo, ne ha sviluppato il programma culturale e lanciato la prima mostra con Xavier Veilhan. Dal 2012 ha collaborato con Hervé Mikaeloff in qualità di direttrice delle esposizioni; si è occupata in particolare di «Miss Dior», mostra realizzata a Parigi presso il Grand Palais, e successivamente spostata a Shanghai e Pechino. Ha inoltre organizzato le mostre «Poussières d’étoiles» e«La Lumière des Mondes» presso Le Domaine des Etangs-Massignac. Dal 2019, in qualità di curatrice indipendente, collabora con artisti visuali ospitati da gallerie parigine, dei quali vorrebbe presentare l’opera in ambienti inaspettati.