aux Origines de l'art aborigène contemporain
Testi di Jessica De Largy Healy, Georges Petitjean e Luke Scholes
L’arte aborigena può essere considerata la più antica forma di espressione artistica, vanta infatti 60 mila anni di storia. Da sempre la sua funzione è stata quella di tramandare tradizioni e credenze attraverso le più eterogenee manifestazioni: dalla pittura all’incisione, dalla scultura alla tintura, senza dimenticare la ceramica e, recentemente, l’immagine fotografica.
Tema cardine di questo tipo di produzione artistica è il legame dell’uomo con la terra, il lascito degli antenati che ancora echeggia nel presente. “Before Time Began” (Prima che il tempo avesse inizio) non a caso è uno dei motti utilizzati dagli artisti aborigeni dell’Australia centrale per evocare la creazione del mondo da un punto di vista onirico. È il fil rouge che lega le diverse opere d’arte contenute nel volume. Affidarsi e seguire questo percorso consente al lettore di esplorare anzitutto l’aspetto narrativo legato al sogno e al passare del tempo, elementi che inevitabilmente connotano la dimensione temporale delle diverse società, ma anche indagare i primordi dell’arte contemporanea nel contesto aborigeno attraverso opere realizzate dall’inizio degli anni ’70 del XX secolo nella Terra di Arnhem e nei territori della Papunya, e più recenti dipinti provenienti da artisti residenti nelle terre APY (Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara). È soprattutto in queste ultime testimonianze che si evidenzia la fusione tra arte contemporanea e manifestazioni tradizionali, nonché conoscenze ancestrali ed elementi legati all’inevitabile progresso.
L’importanza del libro risiede non solo nell’offrire uno sguardo complessivo su questa forma artistica, bensì anche nel firmare la prima grande mostra realizzata dalla neonata Fondation Opale (Lens, Crans-Montana 2018), basata sulla collezione della fondatrice Bérengère Primat.
Jessica De Largy Healy lavora come antropologa presso il Laboratoire d’ethnologie et de sociologie comparative (CNRS – Université Paris Nanterre). Ha conseguito un dottorato di ricerca in materie etnografiche con un progetto sperimentale di archiviazione digitale iniziato da un gruppo di capi clan Yolngu residenti a Galiwin’ku, nel nord-est della Terra di Arnhem. Collabora in diversi progetti promossi da istituzioni museali europee e relativi alla cultura materiale e alle collezioni audiovisive australiane.
Georges Petitjean, storico dell’arte con un dottorato di ricerca sull’arte del deserto australiano occidentale. Il suo principale interesse di ricerca è il percorso di transizione dell’arte aborigena delle origini verso il mondo dell’arte contemporanea. Dal 2005 al 2017 è stato conservatore del museo d’arte contemporanea aborigena (AAMU) a Utrecht. Dal 2017 è conservatore della Collection Bérengère Primat, una delle collezioni di arte aborigena più importanti al mondo.
Luke Scholes è conservatore di arte aborigena presso il Museum and Art Gallery of the Northern Territory (MAGNT). Nel 2017 è stato co-curatore della mostra «Tjungunutja: from having come together», dove hanno esposto diversi esponenti Pintupi, Walpiri, Luritja, tutti legati alla scuola di Papunja. Questo progetto, oltre a vantare diversi premi australiani, sarà esposto ad Alice Springs nel 2019. Dal 2016 è curatore del Telstra National Aboriginal and Torres Strait Islander Awards.