Le pagine di questo volume ospitano il dialogo tra lo sguardo dell’uomo e l’opera d’arte, di cui il paesaggio costituisce la trama. Fin dalla pubblicazione del saggio Mort du paysage ? (1982), il tema paesaggistico è divenuto uno degli argomenti del dibattito contemporaneo. L’idea, sostenuta dal filosofo Alain Roger (Court traité du paysage, 1997), che “tutto il paesaggio è un prodotto dell’arte” viene qui sviluppata attraverso l’analisi delle opere che fanno parte delle collezioni del musée d’Art du Valais. Il tema del paesaggio è relativo a una concezione del mondo e a uno sguardo che sottendono valori estetici, filosofici, religiosi ma anche scientifici, politici e sociali.
Questo volume, pubblicato in occasione dell’apertura della nuova esposizione permanente al musée d’Art du Valais, si pone l’obiettivo di rifletterne la ricchezza delle collezioni museali dove svolgono un ruolo di primo piano l’école de Savièse (scuola di Savièse), la storia del paesaggio e il suo legame con l’arte contemporanea, il sublime delle Alpi, il paesaggio sonoro, le vertigini dell’arte del Romanticismo… Si vuole dunque sottolineare la rilevanza dell’espressione artistica nella creazione del paesaggio occidentale.
La narrazione visiva è di tipo cronologico, e vede i suoi primordi in opere della fine del XVIII secolo, si pensi alle opere dello svizzero Caspar Wolf, pioniere della pittura di paesaggio alpina, ma anche ad artisti come Raphael Ritz, Marguerite Burnat-Provins, Ernest Biéler, Édouard Vallet, Angel Duarte e Valentin Carron. Tutti autori che, a loro modo, hanno contribuito allo sviluppo artistico del Canton vallese.
Gli artisti rappresentati all’interno del libro sono: Marina Abramovic, Joëlle Allet, Cuno Amiet, René Auberjonois, Aimé Barraud, Alighiero e Boetti, Élisabeth Biéler, Ernest Biéler, Ursula Biemann, Edmond Bille, Roger Bissière, Marguerite Burnat-Provins, Valentin Carron, Gustave Castan, Gustave Cerutti, Julian Charrière, Albert Chavaz, Catherine Contour, Sylvain Croci-Torti, Raphy Dallèves, François Diday, Angel Duarte, Equipo 57, Olivier Estoppey, Vincent Fournier, Matthieu Gafsou, Yann Gross, Michel Grillet, Charles-Louis Guigon, Nelly Haliti, Ferdinand Hodler, Alain Jacquet, JocJonJosch, Oskar Kokoschka, Verena Loewensberg, Walter Niedermayr, Charles-Clos Olsommer, Josée Pitteloud, André Ramseyer, Germaine Richier, Lorenz Justin Ritz, Raphael Ritz, Studer/van den Berg, Hiroshi Sugimoto, Robert Tanner, Wolfgang-Adam Toepffer, Gottfried Tritten, Pierre Vadi, Édouard Vallet, Félix Vallotton, Marie Velardi, Claude Viallat, Corinne Vionnet, Not Vital, Caspar Wolf, Andrea Wolfensberger, Nadja Wüthrich, Guy Zahler, André-Paul Zeller, Mirza Zwissig.
Céline Eidenbenz, curatrice e storica dell’arte, dirige il Musée d’Art du Valais a Sion (Svizzera). Dopo gli studi a Losanna, Vienna e Parigi, è stata assistente all’Università di Ginevra e di Losanna (2007-2015), dove ha dato vita a Le Cabanon, uno spazio espositivo per l’arte contemporanea. Prendendo spunto dalla sua tesi di dottorato, nel 2012 harealizzato una mostra sull’isteria al Museo Félicien Rops di Namur (Belgio). Nel 2016 ha valorizzato mediante un approccio interdisciplinare la presentazione delle collezioni del Musée d’Art du Valais Guardare il paesaggio. Sempre a Sion, presso il carcere, ha curato l’esposizione En Marche. Faire un pas, c’est faire unchoix nella quale ha dato vita a un dialogo tra arte contemporanea, artisti locali e l’ambiente alpino. Su invito della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, è responsabile del programma del Salon Suisse durante la Biennale Arte Venezia 2019.