Oggetti rari e preziosi al MANN
Fotografie di Luigi Spina
Testi di Valeria Sampaolo
Il Vaso blu è un “piccolo” capolavoro conservato tra i tanti tesori del Museo Nazionale Archeologico di Napoli.
Scoperto nel 1837 a Pompei in una nicchia della piccola tomba a camera prospiciente la Villa delle Colonne a mosaico, ha solo due colori: il cupo cobalto di fondo sul quale l’incisione dello strato vetroso bianco sovrapposto – realizzata proprio come se si fosse trattato di scalfire gli strati di agata o di conchiglia per ottenere un cammeo – disegna fitti tralci di vite sotto i quali dei bambini vendemmiano grappoli.
Le azioni e i gesti dei protagonisti sono quelli consueti di una vendemmia; l’importante momento della vita dei campi raffigurato più volte nel corso dei secoli dagli antichi artigiani sulla ceramica, in affreschi, in mosaici o nel marmo. Ma se nella maggior parte delle rappresentazioni di vendemmia è presente il senso della fatica, qui c’è invece un’atmosfera giocosa, i piccoli personaggi sembrano divertirsi nel suonare i vari strumenti e sembrano muoversi con leggeri di passi di danza.
Oltre ad essi e, ovviamente, ai tralci di vite, ecco maschere su foglie d’acanto, rami di quercia, ghirlande d’edera, uccelli, spighe di grano, capsule di papaveri, mele cotogne, rami di alloro, melograni e tanti altri frutti dell’estate e dell’autunno, contrapposti e mescolati nell’evocazione di una natura feconda e generosa. La scelta delle essenze vegetali non è casuale: ognuna di esse è carica di significati religiosi e simbolici. Il rimando a Dioniso si coglie in molti elementi ma tanti altri messaggi allusivi sono presenti nelle scene che decorano questo vaso che attraverso la sua decorazione comunicava un messaggio di rinascita e sopravvivenza dopo la morte.
Vi invitiamo a scoprirli, accompagnati dalle parole di Valeria Sampaolo, nelle bellissime immagini di Luigi Spina.
Valeria Sampaolo è Conservatore Capo delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Autrice di numerose pubblicazioni, si dedica in particolare a ricerche sui primi scavi nell’area vesuviana e sulla ricostruzione dei contesti di provenienza degli affreschi del museo, dei quali ha curato la nuova esposizione.
Luigi Spina, fotografo. Temi della sua opera sono gli anfiteatri e il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, la ricerca di antiche identitàculturali, il confronto fisico con la scultura classica, l’ossessiva ricerca sul mare, le cassette dell’archeologo sognatore. Ha pubblicato L’Ora Incerta (2014), The Buchner Boxes (2014) e di recente Le Danzatrici della Villa dei Papiri, quest’ultimo nella linea Tailormade di 5 Continents Editions.