Il volume è la prima monografia dedicata al pittore americano Francis Cunningham.
Mentre il mondo dell’arte rivolgeva l’attenzione all’astrattismo e all’action painting, l’interesse di Cunningham non abbandonava il figurativo e la volontà di ritrarre il corpo umano. Questo il motivo di un successo tiepido, lontano dai riflettori, il che non significa un’espressione artistica di secondo piano. Tuttavia proprio questa marginalità ha consentito all’artista di sviluppare e approfondire la sua riflessione sulla modalità di visione, e quindi sul ruolo fondamentale del color-spotpainting, la tecnica mutuata dal maestro Edwin Dickinson, e sull’importanza dell’insegnamento, di cui si è occupato personalmente presso la New Brooklyn School of Life, Painting, Drawing and Sculpture, e la New York Academy of Art.
La narrazione mette in luce il percorso di Cunningham che dalle prime tele, di piccole dimensioni, per lo più astratte e caratterizzate da ampie campiture che rimandano a paesaggi, approda a un realismo figurativo in cui è lo studio anatomico ad avere il ruolo preponderante, per poi ritornare – quasi a chiudere un cerchio – a opere che ospitano ampi spazi di vuoto, in cui il numero degli elementi diminuisce drasticamente. Le tele che occupano la maggior parte della sua produzione artistica sono di ampie dimensioni, abitate da personaggi ritratti in nudità. A volte soli, altre in trittici. La verticalità delle tele di questo “secondo periodo” lascia spazio agli ultimi lavori, per lo più still lifeorizzontali del suo studio. L’umano è pressoché scomparso, quasi fosse tornato alle riflessioni iniziali.
La figura dell’artista viene approfondita attraverso i contributi di storici e critici d’arte quali Christopher Knight, Edward Lifson, John Walsh, e Valentina De Pasca nonché attraverso la testimonianza della sua modella Regina Hawkins-Balducci.
Francis Cunningham è un pittore figurativo americano noto per aver spaziato in tre generi diversi – nudi, paesaggi e nature morte – e per essere un docente autorevole. È cofondatore della New Brooklyn School of Life, Painting, Drawing & Sculpture, Inc. (1980–1983) e della New York Academy of Art nel 1983 insieme allo scultore Barney Hodes e al collezionista Stuart Pivar. Ha tenuto personali a Washington, D.C., Chicago e New York City, più precisamente presso le gallerie Waverly, Harry Salpeter e Hirschl & Adler, ma anche a Stoccolma e Copenhagen, e ha partecipato a mostre collettive ovunque negli USA. Attualmente ha un atelier a Manhattan e uno nell’ovest del Massachusetts, nell’area bucolica delle Berkshire Mountains.
Christopher Knight è il critico d’arte ufficiale del Los Angeles Times. Tre volte finalista per il Premio Pulitzer per la critica (1991, 2001 e 2007), che ha finalmente vinto nel 2020. Knight ha ricevuto un Lifetime Achievement Award (premio alla carriera) per il giornalismo dalla Rabkin Foundation nel 2020, e il Frank Jewett Mather Award per meriti speciali nella critica d’arte dalla College Art Association nel 1997, diventando il primo giornalista a vincere questo premio in oltre 25 anni.
Edward Lifson è un pluripremiato critico attivo nel ramo dell’arte, dell’architettura, del design e della cultura. È ideatore e conduttore di un programma radiofonico dedicato all’arte intitolato Hello Beautiful!
John Walsh è direttore emerito del J. Paul Getty Museum, di cui è stato direttore in carica dal 1983 fino all’ottobre 2000. È autore di svariati articoli e cataloghi sulla pittura olandese del XVII secolo, e di diversi libri.
Regina Hawkins-Balducci è la modella che Francis Cunningham ha dipinto più spesso. Quando un incidente d’auto ha posto fine alla sua carriera di danzatrice, Regina ha cominciato a dedicarsi all’attività di modella per artisti.
Valentina De Pasca ha un dottorato di ricerca in archeologia e storia dell’arte antica.