Il suono dello yidaki richiama tutti all’unità.
Djalu Gurruwiwi
Lo yidaki, meglio conosciuto come didgeridoo, è l’iconico strumento musicale degli aborigeni. Una volta giunto in Europa ha guadagnato un’enorme popolarità, al punto da diventare quasi sinonimo dell’Australia aborigena. Nonostante questa ampia risonanza, si hanno pochissime informazioni sullo yidaki. Questa pubblicazione, e la mostra collegata presso la Fondation Opale (Lens-Crans Montana), si propongono di far conoscere al pubblico questo originale strumento musicale, nonché la cultura che l’ha prodotto e la terra in cui ha avuto origine. Lo yidaki non è solo uno strumento musicale in legno, ma anche un simbolo culturale e spirituale che rappresenta la complessa storia di una regione e di un popolo, ed è legato alle cerimonie di guarigione.
Gli Yolngu, una tribù aborigena australiana residente nel nord-est della terra di Arnhem, sono custodi dello yidakifin dai tempi più remoti. Djalu Gurruwiwi è un’autorità intrinsecamente collegata a questo strumento sacro e ne offre una prospettiva coinvolgente. Partendo dal suono archetipico dello yidaki, il “bruit originaire” – per riprendere le parole di Rainer Maria Rilke –l’attenzione si sposta verso una visione più ampia della cultura e dell’arte degli Yolngu. Attraverso le opere di tre importanti artisti Yolngu – Gunybi Ganambarr, Malaluba Gumana e Bulthirrirri Wunungmurra – tutti originari della remota comunità di Gangan, il lettore potrà scoprire diversi luoghi ancestrali di grande significato, e conoscere le storie legate ad essi (lo spirito Mokuy o di Wititj, il Serpente Arcobaleno). Radicata in una profonda tradizione culturale, la vivace e innovativa produzione di questi artisti stabilisce un legame tra passato e presente.
Georges Petitjean, storico dell’arte con un dottorato di ricerca sull’arte del deserto australiano occidentale. Il suo principale interesse di ricerca è il percorso di transizione dell’arte aborigena delle origini verso il mondo dell’arte contemporanea. Dal 2005 al 2017 è stato conservatore del museo d’arte contemporanea aborigena (AAMU) a Utrecht. Dal 2017 è conservatore della Collection Bérengère Primat, una delle collezioni di arte aborigena più importanti al mondo.