I pastori del Nilo Bianco
Jean-Baptiste Sevette
Prefazione di Jean Paul Barbier-Muelller
Il Sudan, pur essendo il più grande paese africano, è uno dei meno noti. Poco esposti alla civiltà , i nilotici hanno mantenuto a grandi linee l’integritàdei loro usi e costumi. Coraggiosi e battaglieri, non sopportano alcuna dipendenza; cresciuti alla scuola della fame e della sofferenza, dotati solo di mazze e lance per difendere i loro diritti, si adattano ai rigori della vita imposti dalla natura e mantenendo il loro orgoglio in quest’adattamento sono autosufficienti.
Tuttavia, una sorveglianza militare insegna a queste persone peraltro senza governo, senza istituzioni giuridiche e senza strutture politiche, la loro dipendenza da Khartoum. Avendo trascorso in Sudan soggiorni felici e appaganti, durante i quali ha cercato di catturare l’essenza di questo popolo di pastori e le sue qualitàoriginali, Jean-Baptiste Sevette ha potuto apprezzarne la rettitudine del carattere, la purezza e l’orgoglio, l’ingenuitàche sembra appartenere a un’epoca passata. Proprio per questo, come a dare un ultimo sguardo a valori che sente minacciati, ha voluto fissare con le immagini e la storia i tratti caratteristici di semplicità , ingenuitàe perennitàdi un popolo il cui destino è da millenni intimamente ed esclusivamente legato al bestiame. C’è da credere che la nobiltàdi questi figli della natura non avràposto che nella memoria degli uomini che hanno avuto la possibilitàdi conoscerli e amarli.
Jean-Baptiste Sevette, assunto come fotografo della missione svizzera in Sudan dal 1967 al 1982, ha lavorato per nove anni sotto la direzione del professor Bonnet. Grazie a questa esperienza umana e nello stesso tempo anche professionale, ha potuto sorprendere in un modo privilegiato la vita quotidiana di molti gruppi etnici. Questa testimonianza fotografica è probabilmente una delle ultime riguardanti popoli cacciati dalla storia.