Magies
A cura di Valerio Dehò
Man Ray è stato uno dei più grandi sperimentatori del ventesimo secolo: con Marcel Duchamp e Francis Picabia è autore di una vera e propria rivoluzione del linguaggio espressivo.
È a Man Ray che si deve di aver elevato la fotografia al rango di arte, rendendola pari alla pittura e alla scultura; molte delle sue creazioni sono diventate simboli del Novecento. In realtàha rifiutato le regole della fotografia e talvolta anche la stessa fotocamera, per realizzare con tecniche nuove immagini sperimentali non prive di fascino e soprattutto di mistero.
Questo volume raccoglie oltre 120 capolavori dell’artista americano divisi per temi: personaggi, ritratti (compresi quelli dedicati ai suoi celebri modelli Meret Oppenheim e Lee Miller) e infine la serie di fotografie di moda, poiché Man Ray ha lavorato con le più importanti riviste dell’epoca come “Harper’s Bazar” e “Vogue”. Si segnalano in particolare i cliché della serie Moda in Congo del 1937, rappresentativi dell’influenza della cultura africana sull’arte surrealista; si ammirano poi i nudi e i volti femminili.
Nonostante la sua anarchia, il linguaggio dell’artista non è libero dalla meditazione e da un’attenta progettazione della scena, con i tempi di esposizione lunghi della metafisica fotografica, e non è un caso se la figura umana viene spesso sostituita da manichini di legno in atteggiamenti che non sono tuttavia né freddi né impersonali ma sensuali, a tratti anche erotici. Talvolta, in un trasferimento d’identità , è la figura umana a farsi manichino: e il “gabinetto delle curiosità” di Man Ray ci offre figure femminili in pose scultoree ispirate al classicismo, alcune con un tocco tribale di accostamenti insoliti, come ad esempio con una maschera africana, altre pietrificate al punto di perdere le loro membra.