La collection Barbier-Mueller
A cura di Jacques Blazy
Punto di riferimento assoluto nell’arte precolombiana, la collezione Barbier-Mueller è riunita per la prima volta sotto forma di un sontuoso cofanetto contenente due volumi splendidamente illustrati e commentati dai principali esperti mondiali del settore. Questi libri illustrano un insieme unico al mondo che Josef Mueller iniziò a raccogliere quasi un centinaio di anni fa. Nel 1908 e nel 1909, Mueller acquisitò a Parigi dei capolavori di Hodler e Cézanne. Aprendo la sua collezione a capolavori dell’arte mondiale, comprò sempre a Parigi, nel 1920, la sua prima grande opera d’arte precolombiana, la Dea delle acque azteca.
Grande esteta, uomo di cultura, suo genero Jean Paul Barbier-Mueller porteràquesta raccolta, come quelle dedicate ad altre arti (d’Africa, d’Oceania, arte cicladica, arti dell’Asia del sudest), all’eccellenza che la caratterizza oggi. Provenienti dal continente americano, le 300 opere e più che la compongono (sculture in pietra e in legno, ceramica, tessuti, oggetti rituali) sono rappresentative delle più importanti culture precolombiane e illustrano, attraverso i capolavori iconici che scandiscono ogni serie, come ad esempio la statua Chupicuaro e il vaso Tarasque provenienti dalla collezione di Guy Joussemet, la ricchezza di queste civiltà .
Il libro, un vero e proprio omaggio alla bellezza delle arti precolombiane, è stato pubblicato nel momento in cui la collezione è stata venduta nel marzo 2013 a Parigi. Il cofanetto comprende, oltre ai due volumi dedicati al contesto storico e artistico delle opere, il catalogo della vendita di Sotheby’s.
Jacques Blazy, esperto internazionale di arte precolombiana, ha contribuito alla vendita delle collezioni di André Breton nel 2003 e di Gerard Geiger nel 2005. Ha curato diverse mostre in questo settore, «Figures de pierre – musée de la Seita» (Parigi 1992), «Mexique, 3000 ans d’histoire et de civilisation» (Angers 2001), «Mexique, 3000 ans d’histoire et de civilisation» (Amiens 2005) e «Le Cinquième Soleil» (Saran 2012).