Pierre Soulages. Tanabe Chikuunsai IV
Catturando il chiarore scaturito dalla notte alcune opere, di una bellezza unica, come per incanto rivelano i colori dell’ombra. Le collezioni della Fondation Baur, Museo delle arti dell’Estremo Oriente, abbondano di queste perle rare attirando visitatori da tutto il mondo.
Nelle vetrine dedicate al grès cinese dell’epoca Song (960-1279), le ciotole tenmoku dai rivestimenti iridati, simili al “manto delle lepri” e alle “gocce di olio”, ne sono la straordinaria testimonianza; più vicino a noi, l’eccezionale insieme di porcellane monocrome dei secoli XVII e XVIII ci fanno scoprire le “polveri del tè” o gli “specchi neri” dai riflessi ondeggianti. Negli spazi dalle luci soffuse riservati all’arte giapponese, un gran numero di oggetti riuniti da Alfred Baur diffonde un’estetica crepuscolare, così celebrata dal romanziere Tanizaki Junichiro nel suo celebre Elogio dell’ombra. Come pure il nero profondo degli oggetti di lacca in particolare (foderi di sciabola, scatole da tè, da incenso, servizi da scrivania), dalle superfici cesellate, lucide o traforate, ravviva polveri e fili d’oro, incrostazioni di metallo, di madreperla e di smalti.
Sulla scia di questo patrimonio in chiaroscuro la Fondation Baur ha organizzato una mostra di alcuni capolavori del maestro dei “neri luminosi”, Pierre Soulages. La complicità della sua arte, legata allo “spessore del silenzio”, secondo le parole di Tanizaki, nella cultura visiva dell’arcipelago si collega ai “colori delle tenebre” e, sebbene puramente casuale, non è meno evidente. Le sue opere sono state a volte associate alla calligrafia o alla lacca e potrebbero anche dialogare con la “pittura del rovescio” (urazaishiki).
L’obiettivo di questa mostra è quello di proporre un diverso approccio con il Paese del Sol levante, nato questa volta nelle linee pure, nel suono e nella luce che filtrano attraverso le foreste di bambù: la “scultura astratta” creata, secondo Pierre Soulages, dalla “scrittura dei rami nello spazio” dialoga con le lunghe canne e i nodi del bambù modellato in chiaroscuro da un artista d’eccellenza, Tanabe Chikuunsai IV. Erede delle tradizioni e delle tecniche ancestrali, quarto della sua generazione, egli lavora sul vegetale con uno sguardo nuovo, scultoreo e luminoso.
Diplomata all’École du Louvre con un dottorato alla Sorbonne Paris IV, Laure Schwartz-Arenales inizia la carriera al Musée Guimet e all’ École du Louvre, a Parigi, dove insegna arte dell’Estremo Oriente. Le sue ricerche sulla pittura antica giapponese, iniziate nel 1998 in Giappone (Università di Tohoku–Museo Nazionale di Kyoto), sono premiate nel 2007 dalla Kajima Foundation for the Arts. Professore all’Università di Ochanomizu e poi all’Università Sophia (Tokyo), dal 2018 dirige a Ginevra la Fondation Baur, Museo delle Arti dell’Estremo Oriente.
Attualmente conservatrice della collezione delle arti decorative alla Fondation Gandur pour l’Art (Ginevra), Fabienne Fravalo ha un dottorato in Storia dell’arte presso l’Università di Neuchâtel e di Clermont-Ferrand. Ricercatrice presso l’INHA (Parigi), è l’autrice di una monografia sul ceramista Émile Decoeur, pubblicato in collaborazione con la Galerie Michel Giraud di Parigi.
Philippe Boudin dirige con sua figlia Zoé Niang la Galerie Mingei, proprio nel cuore di Saint Germain-des-Près. Questa galleria si è specializzata nell’arte del cestaio di bambù giapponese, di cui detiene la leadearship in Europa, e organizza numerose mostre tematiche, collaborando attivamente con musei e offrendo consulenza ai collezionisti privati.
Maezaki Shinya è uno specialista del design e dell’arredamento d’interni giapponese. Dopo un dottorato nel 2009 alla School of Oriental and African Studies–SOAS presso l’Università di Londra, dal 2015 è professore associato all’Università femminile di Kyoto. Ha pubblicato numerose opere riguardanti l’arredamento giapponese dal XX al XXI secolo.
Tanabe Chikuunsai IV è l’erede di una dinastia di maestri del bambù del Kansai. Il suo go (nome d’artista) “Chikuunsai” significa “nuvola di bambù”. La sua importanza internazionale gli conferisce un posto di rilievo nell’ambito di questa forma artistica ancora poco nota in Europa. Le sue opere si trovano ormai nei più importanti musei del mondo.